martedì 3 giugno 2008

IL LAGHETTO DI ANTONEDDU E "ZIRIPICCA" - I° parte

Le 05.00, dopo aver bevuto una tazza di caffè sono pronto ad uscire da casa.
Di solito quando mi alzo presto per andare a pesca l’adrenalina sale già al primo trillo della sveglia posta sul comodino, non certo come quando devo recarmi al lavoro che di sveglie devo programmarne almeno un paio a qualche minuto di distanza una dall’altra e, se ciò non bastasse, c’è anche quella sul comodino di mia moglie che suona una mezz’oretta dopo. E già… pur uscendo insieme per recarci nello stesso luogo di lavoro il sottoscritto tutte le mattine ha un’incombenza in più, quella di portare a spasso la nostra adorabile cagnetta.
Questo è uno di quei compiti che le mogli spesso e volentieri delegano, soprattutto quando tutto ciò dà loro la possibilità di restare ancora un po’ a crogiolarsi nel letto o concedere qualche minuto in più alla loro immancabile “ristrutturazione facciale mattutina”.
Oggi non c’è stato bisogno nemmeno di aspettare il suono della sveglia, ero già in piedi dieci minuti prima dell’ora che avevo prefissato; poi è bastato aprire il portoncino della villetta perché la piccola westie si precipitasse trotterellando in cortile per le sue esigenze fisiologiche.
Magari fosse sempre così; in città e nel nostro appartamento all’ottavo piano tutto questo non sarebbe stato possibile; ma oggi è un giorno di ferie, sono con la famiglia in vacanza nella casa di proprietà di mia moglie, con annesso cortile e giardino, ed anche la mia cagnetta ne è felicemente consapevole.
L’attrezzatura è già in macchina; non è molta perché oggi è una mattinata dedicata allo spinning quindi canna hawk in due pezzi della fenwick con annesso shimano gtm 4000 ed un gilet mimetico con i tasconi stracolmi di scatolette di artificiali: minnows, poppers e gli immancabili vermoni siliconici.
Non ha piovuto, qui purtroppo non piove da ormai molti mesi e quest’anno in particolare la mancanza d’acqua è un problema sentito da tutti gli esseri viventi, piante, uomini ed animali, ma la mia auto è lo stesso completamente bagnata e con i vetri appannati.
L’escursione termica tra il giorno e la notte, che d’estate si ha in questa zona, è di diversi gradi e non mi sorprende il fatto che la temperatura, segnata dal termometro nella mia auto, fosse oggi di soli 6 gradi. E’ anche vero che mi trovo nella zona del Mandrolisai ad 800 metri di altezza sul livello del mare e tra i monti della Barbagia e qui, altezza a parte, sono gli immensi boschi di querce, di sugheri e ultimamente di conifere piantate dalla provincia per il rimboschimento di quei tratti di bosco bruciati più o meno casualmente, che determinano questo tipo di clima.
Prima di sedermi al volante dell’auto mi godo ancora un po’ questa umida temperatura perchè so già che da qui a qualche ora il termometro comincerà inesorabilmente a salire e l’aria a farsi più secca; se la giornata si presenterà senza vento, come è accaduto ieri, la temperatura potrebbe superare anche i 34°, e sarebbe anche normale visto che oggi è il 2 agosto.
Accendo il motore pregustandomi già il viaggio tra le piccole stradine nei boschi dove il buio rimarrà ancora presente per un po’ anche se l’alba sta ormai sorgendo. Sarà un viaggio di andata quasi tutto in discesa visto che il posto in cui dovrò recarmi si troverà ad un livello di altitudine molto più basso rispetto al paese da dove sto partendo.
E’ un posto nuovo in cui non ho mai pescato; mi è stato consigliato ieri da un cugino di mia moglie che vi si è recato a caccia in primavera, mi ha detto che ha visto saltare delle carpe, a suo dire, gigantesche ed ha notato la presenza di altri pesci, forse delle trote secondo lui, ma dalla descrizione che mi ha fornito ho perfettamente intuito che quei pesci da lui scorti a galla altri non erano che persici trota.
Solitamente i sardi dell’entroterra, si sa, sono un popolo di allevatori il cui passatempo preferito è la caccia, soprattutto quella al cinghiale, mentre la pesca in acque interne non è che li attiri molto; a parte qualche pescatore occasionale di carpe, pesci che sistematicamente poi finiscono sulla griglia a cuocere, in questo piccolo paese ed in quelli vicini i pescatori si possono veramente contare sulla punta delle dita.
E dire che, di corsi d’acqua e di laghetti molto suggestivi, la zona ne è piena.
Regno della trota macrostigma presente nei torrenti più impervi e difficilissima da incontrare ed ora, colpa anche di questi ultimi anni di grande siccità, praticamente introvabile anche nei tratti di torrente più conosciuti ed in cui si era certi della sua presenza ridotti ormai a piccoli rigagnoli d’acqua.
Anche gli invasi della zona stanno risentendo del periodo di secca ma certamente in modo inferiore.
Per la proverbiale carenza d’acqua, e per la produzione di energia idroelettrica, su ogni corso d’acqua della Sardegna sono stati creati diversi bacini artificiali tramite la realizzazione di dighe, questo per permettere ad ogni paese o almeno ad un gruppo di paesi limitrofi, di avere il proprio piccolo invaso di raccolta per le esigenze legate all’agricoltura, all’allevamento o semplicemente alle attività quotidiane.
Sono sorti così, accanto ai grandi bacini artificiali come il lago Omodeo, una moltitudine di piccoli laghetti qualcuno dei quali non presente nemmeno sulle più aggiornate cartine stradali; delle autentiche perle incastonate tra i monti e circondate dai boschi.
Ed è verso uno di questi gioielli che io mi sto recando; un piccolissimo e profondo invaso, utilizzato come bacino di raccolta per le emergenze idriche e alimentato da una parte di acqua utilizzata da una centrale dell’enel e convogliata tramite uno stretto canale artificiale creato appositamente tra le montagne. Molto difficile da raggiungere e sconosciuto a quasi tutti, abitanti delle zone limitrofe e cacciatori a parte.

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