venerdì 9 maggio 2008

IL MULINELLO A BOBINA FISSA : parte I°

Caratteristiche principali




Le caratteristiche fondamentali dei mulinelli a bobina fissa a cui possiamo porre un’attenzione immediata sono:
-Il materiale di costruzione: ad esempio se dovessimo acquistarne uno per utilizzarlo prevalentemente in mare dovrà avere un materiale adatto o trattato contro la corrosione dalla salsedine; i modelli di nuova generazione e di fascia medio-alta presentano tutti questa caratteristica quindi, spendendo il giusto, andremo sempre sul sicuro.
-Il loro volume ed il peso: per alcune tecniche come la bolognese, in cui dovremmo tenere la canna in mano per molte ore, la leggerezza del mulinello e la scelta giusta di abbinamento è di fondamentale importanza per non squilibrare una lunga canna e non appesantire tutto il complesso.
Per altre tecniche invece un materiale più robusto ed una meccanica più che affidabile, indi un attrezzo più pesante ed in genere più voluminoso, è indispensabile per l’utilizzo estremo a cui il mulinello può essere sottoposto, pensiamo per esempio allo spinning pesante e alla quantità di lanci e recuperi che si dovranno effettuare ogni ora e con esche a volte di un certo peso.
-La capacità della bobina: di contenere il monofilo che intenderemo utilizzare; è chiaro che all’aumentare della sua capacità aumenterà, di norma nel 90%, dei casi, anche peso e volume dell’attrezzo; solo in alcuni modelli avremo bobine capienti, perché più profonde del normale anche se di diametro ridotto, e montate su dei medio-piccoli mulinelli con un rapporto di recupero molto alto.
Quindi considero fondamentale dare una giusta valutazione a queste prime tre caratteristiche tecniche, di cui è facile ottenere un immediato riscontro, per indirizzarci verso una scelta corretta.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è il già citato “rapporto di recupero” …altro non è che un semplice rapporto di moltiplica ottenuto tramite ruote dentate (corona e pignone) poste all’interno del corpo del mulinello che viene espresso con una formula come questa “ 5:1” dove 1 indica un giro completo della manovella mentre 5 sta ad indicare i giri che il filo compie sulla bobina, tramite apposito archetto guidafilo collegato al rotore (o girante) del mulinello, che si ottengono facendo compiere alla manovella quel giro completo, accennato prima, di 360° sul suo asse.
Ad un neofita questa caratteristica, a prima vista, può sembrare secondaria e di non grande rilievo e lo spinge a rivolgere molta più attenzione ad altri aspetti e caratteristiche, invece la conoscenza del rapporto di recupero riveste la stessa importanza degli aspetti elencati precedentemente perchè ci indica soprattutto il tipo di mulinello che abbiamo tra le mani e per quale tecnica è indicato il suo corretto utilizzo.
Un mulinello con rapporto di recupero alto ( da 5.8:1 a 6.5:1 e oltre), che quindi fa compiere per ogni giro di manovella parecchi giri di avvolgimento del nylon sulla bobina, è molto utile per velocizzare tutte le operazioni: per esempio nella pesca all’inglese per un veloce affondamento ed allineamento del filo subito dopo il lancio; di solito sono mulinelli prodotti in piccola e media taglia con bobine di diametro non eccessivo anche se buona capacità, potremmo paragonarli a veloci e piccole vetture di media cilindrata sul piano ma… lente in salita.
I mulinelli con un rapporto più basso ( per ipotesi estrema partendo da 1:1 sino ad arrivare ad un 4.5:1 ) sono mulinelli potenti, dei piccoli argani, adatti a notevoli sollecitazioni ed al recupero di prede di grossa stazza; la capacità della bobina aumenta così come il suo diametro e tutto il peso-volume dell’attrezzo, di conseguenza è facile immaginare per quali tecniche essi vengano utilizzati: una su tutte il bolentino. Se prendiamo ad esempio il paragone fatto prima con le piccole vetture veloci questi attrezzi assomigliano molto a degli autentici trattori in miniatura.
Nella fascia media da 4.5:1 a 5.8:1 troveremo la maggior parte ed il maggior numero di attrezzi, diversificati per materiali, colore, dimensioni, capacità e peso… con quelle caratteristiche specifiche di progettazione per quanto riguarda le bobine, le manovelle, gli archetti ecc. ecc. che ci faciliteranno nella giusta scelta e che tratterò in seguito.
ATTENZIONE però che ad un rapporto di recupero alto per ogni giro di manovella non sempre corrisponde un’alta velocità di avvolgimento del filo, e viceversa….bisogna tenere in considerazione anche le dimensioni della bobina; l’aspetto che molto spesso sfugge al neofita e che alcuni produttori omettono di dichiarare: è la velocità di recupero per ogni giro di manovella.
Facciamo un esempio pratico: prendiamo due mulinelli con bobine di diametro differente, una più grossa dell’altra, diciamo che la circonferenza interna di una bobina sia di 10 cm. e l’altra di 20 cm.; il mulinello che monta la bobina più piccola ha un rapporto molto alto di 6.5:1, l’altro basso di 4:1; ad ogni giro di manovella il primo perciò raccoglierà in totale 65 cm. (10 cm. x 6.5) di monofilo, l’altro invece ne avvolgerà ben 80 cm. (20 cm. x 4) risultando quindi più veloce nel recupero, anche se come prima impressione il rapporto basso faceva presupporre il contrario.
In alcune tecniche una buona velocità di avvolgimento del monofilo è fondamentale (oltre alla pesca all’inglese già citata, lo spinning o lo striscio trota-laghetto sono altri esempi), perciò occorre valutare bene i due parametri suddetti, e quindi il prodotto che si ottiene tra rapporto di recupero e dimensioni interne della bobina, per non sbagliare nell’acquisto.
La conoscenza di quanto filo si imbobina ad ogni giro di manovella oltre a darci visione oggettiva sulla velocità di recupero è utile anche per conoscere, contando i giri impressi alla manovella, la quantità di filo che si sta imbobinando; utile per esempio quando vorremmo conoscere la distanza raggiunta in un lancio…basterà riavvolgere il filo dopo il lancio contando quanti giri faremo della manovella e sapremo in maniera piuttosto precisa la lunghezza che abbiamo ottenuto con la nostra gittata.
Anche quando volessimo fare un’aggiunta di filo nel mulinello su uno vecchio monofilo già esistente contando i giri della manovella, e conoscendo la lunghezza equivalente di imbobinatura ad ogni giro, sapremmo quanto filo nuovo abbiamo avvolto in bobina.
Qualche cenno sulla meccanica dei mulinelli a bobina fissa credo sia dovuto, non perchè prima di scegliere un mulinello dovremmo per forza smontarlo….molti di noi non sarebbero nemmeno in grado di valutarne pregi e difetti o differenze nei materiale costruttivi, ma alcuni consigli dettati dalla mia, ma soprattutto qualificata esperienza altrui, credo possano servire ad orientarvi.
Molto spesso la pubblicità che si fa a questi attrezzi mette in risalto il numero elevato di cuscinetti montati per evidenziare l’efficienza dell’attrezzo…… più è elevato il numero….. migliore è la meccanica, la fluidità e quindi il funzionamento del mulinello…… classica pubblicità ingannevole, spesso non corrispondente a verità!!!!
Ci è voluto una dettagliata lezione di un ingegnere meccanico e lo smontaggio diretto di due mulinelli con caratteristiche diverse, in special modo sulla quantità “presunta” di cuscinetti (uno ne aveva solo 4 più uno “speciale” a rullo, l’altro ben 12), per farmi accettare questo dato di fatto.
La prima cosa da verificare è la veridicità dell’esistenza del numero di cuscinetti dichiarati, seconda cosa l’accertarsi del materiale di cui sono composti, terza ma non ultima conoscere lo scopo per cui sono stati montati.
Nel primo caso dovremmo per forza smontarlo….operazione che non consiglio a nessuno….. per sapere se il numero dichiarato sia veramente il numero di cuscinetti montati nel mulinello, oppure osservare attentamente l’esploso (… la scheda di assemblaggio…) con le sigle ed i codici dei vari componenti per una loro sostituzione in caso di guasto, scheda non sempre presente in tutte le scatole; vi assicuro che spesso vengono spacciati per cuscinetti delle semplici boccole in teflon oppure vengono montati in serie due o più cuscinetti dove ne basterebbe uno solo.
Il secondo caso, che è il più frequente purtroppo, è il materiale di costruzione dei cuscinetti; un buon cuscinetto in acciaio inox (…non parliamo poi di quelli in acciaio rivestiti di speciale ceramica protettiva anticorrosione….e quelli con sfere in ceramica), nelle misure idonee per essere montato sui nostri attrezzi, ha un costo di qualche euro….è semplice perciò fare due conti e capire che per montarne dieci o più in semplice acciaio temperato si arriverebbe ad un costo intorno ai 30-50 euro…..solo per i cuscinetti!!!
Molto spesso quello è il costo medio di un mulinello di medio-bassa fattura (forse solo qualche manciata d’euro in più….) perciò si capisce che a quel prezzo non si può avere un attrezzo che presenti 12 cuscinetti in acciaio inox non attaccabili da ruggine e salsedine ….ma il materiale di cui saranno composti ( acciaio di bassa qualità, ferro o leghe metalliche) spesso sarà molto diverso e di basso costo e potrebbe comportare, anche nel breve termine, problemi di fluidità al mulinello.
Consiglio quindi di diffidare da quelle ditte che non dichiarano, pubblicamente, e non riportano stampigliato sulla confezione almeno il termine “acciaio inox” associato al numero dei cuscinetti.
Nel terzo caso solo l’intervento di un ingegnere meccanico potrebbe far capire l’importanza della fluidità meccanica, dei giochi, e delle oscillazioni; personalmente non sono in grado e vi riporto, a grandi linee e sommariamente, l’analisi e le spiegazioni avute.
“Una buona progettazione, l’uso di materiali idonei (come il bronzo e l’acciaio) per la realizzazione delle ruote dentate (come la corona e il pignone) e dell’alberino, un corretto assemblaggio verificato con prove di sforzo, fa diminuire notevolmente l’utilizzo di cuscinetti al minimo indispensabile garantendo così il montaggio di componenti altamente affidabili ed innovativi, contenendo al contempo relativamente le spese; la presenza di un numero elevato di cuscinetti è dovuta proprio a carenze strutturali ed a correzioni dei giochi e delle oscillazioni; più il numero è elevato ed è probabile che più saranno i componenti soggetti a squilibrio o a mal funzionamento da correggere, in questo caso per contenere i costi finali si useranno materiali di prezzo competitivo”.
A voi credere o meno a ciò che ho riportato, che sicuramente non leggerete mai in nessun articolo tecnico cartaceo, per ovvi e facilmente intuibili motivi, riguardante la “prova (o test) di attrezzature” con la descrizione delle caratteristiche tecniche e di funzionamento di uno specifico mulinello.

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