martedì 8 aprile 2008

IL FEEDER FISHING: parte I°, introduzione.

IL FEEDER FISHING

Il problema principale che si doveva affrontare nella pesca statica sul fondale, effettuata senza l’ausilio di un galleggiante e rivolta verso quelle specie di pesci che rispondono bene a varie forme di pasturazione, riguardava proprio la possibilità di riuscire ad effettuare un corretto uso della pastura e/o dei bigattini da lanciare.
Mentre con l’ausilio visivo del galleggiante era relativamente semplice, in specialmodo in condizioni di acqua ferma, intuire dove lanciare le palle di pastura o dove sfiondare le larve anticipando il lancio sulla linea di passata del galleggiante quando ci si trovava in presenza di corrente, pescando a fondo non si aveva alcun punto preciso di riferimento e molto spesso, nella pesca a lunga distanza, non si aveva nemmeno la possibilità di poter effettuare costanti e mirate pasturazioni proprio perché era quasi impossibile riuscire a far arrivare la nostra pastura a lunghe distanze in maniera precisa e non dispersiva.
La risoluzione a questo problema, molto limitativo per la pesca a fondo, si deve ad una semplice intuizione di un appassionato pescatore di ledgering inglese che trovò il rimedio definitivo realizzando il primo contenitore artigianale, piombato e montato direttamente sulla lenza, per trasportare direttamente sul fondo ed in prossimità del suo amo innescato una quantità di esca sufficiente per pasturare ed attirare in zona i pesci insidiati.
Il primo attrezzo rudimentale fù ricavato da un bigodino per capelli la cui forma e struttura consentiva la contenzione ed il lancio di una discreta quantità di bigattini; i risultati furono strabilianti e fù proprio quel primo “feeder” artigianale ad originare un cambiamento totale e notevole nell’approccio alla pesca a fondo (….ed al ledgering ).
Era nato il “feeder fishing”.
Erroneamente molti credono e pensano che basta comprare un paio di questi aggeggini piombati di plastica forata, che nel corso degli anni hanno assunto forme e strutture sempre più complesse per poter essere utilizzati in qualsiasi condizione d’acqua, applicarli su una canna qualsiasi in loro possesso e credere di poter pescare così in un modo corretto.
Niente di più sbagliato.
Per prima cosa occorre conoscere e capire, tra le innumerevoli proposte di modelli molto o anche all’apparenza impercettibilmente diversi, quale pasturatore sia il più idoneo da montare nel luogo scelto per la nostra pescata….perciò occorre valutare bene le caratteristiche dello spot di pesca: se siamo in presenza di acqua ferma, se invece c’è una leggera correntina o ci troviamo ad affrontare correnti sostenute; se dobbiamo concentrare la pesca nei pressi della sponda o lanciare lontano; se il fondale in cui si poserà il nostro pasturatore è fangoso o duro; se dobbiamo riempirli di soli bigattini, solo pastura o un mix dei due; se dobbiamo scegliere modelli strutturati per una facile dispersione del loro contenuto o meno ecc. ecc.; come si capisce le variabili da valutare attentamente per una scelta corretta sono molte, in più da aggiungere a queste scelte c’è anche il giusto abbinamento canna da feeder - quiver tips - feeder - spot di pesca.
Sarebbe impensabile abbinare un feeder di pochi grammi ad una rigida e potente canna ad azione prettamente di punta pescando in acque ferme, così come improduttivo e difficile da gestire sarebbe l’abbinamento tra una sottile canna “light” dall’azione parabolico-progressiva ed un pasturatore da 100 grammi per la pesca tra le impetuose correnti dei nostri fiumi del piano.
Il feeder fishing è una tecnica semplice, facile da apprendere e da mettere in pratica ma come tutte le tecniche ha i suoi canoni da seguire, pochi ma li ha.
Oltre alla giusta scelta d’abbinamento tra quelle citate sopra sono da tener presente anche quattro altre “regolette” da seguire ed applicare sempre.
-La prima regola è il corretto posizionamento di attesa della nostra canna dopo il lancio: in acque correnti la canna andrà posizionata alta e più perpendicolare possibile al terreno in modo da limitare al massimo la superficie e la quantità di filo a contatto con la forza e la spinta della corrente ( foto n° 1 ) ; in acque ferme, al contrario, la canna andrà posizionata in modo obliquo e parallelo alla superficie dell’acqua con il cimino quasi a sfiorarla in modo che il filo sia completamente immerso in essa, a parte qualche decina di centimetri tra questa ed il quiver tip (vettino intercambiabile); le lievi abboccate saranno così più visibili e, se in presenza di vento, si avra’ la minore superficie possibile di filo fuori dall’acqua ( foto n° 2 ).
-La seconda regola è quella di riuscire ad usare, dopo aver scelto modello e tipo, il pasturatore meno pesante possibile che però riesca a rimanere fermo sul fondo, anche in presenza di corrente se ve ne fosse; il montaggio di pasturatori troppo leggeri in corrente comporterebbe il loro continuo spostamento sul fondo con continui movimenti del quiver e con alte possibilità d’incaglio, mentre se troppo pesante potrebbe sprofondare se il fondale si presentasse soffice e limaccioso compromettendo la fuoriuscita della pastura e falsando la pescata o, in fase d’abboccata, essere facilmente avvertito dal pesce.
-La terza regola di base è la dinamicità d’azione in pesca…altro che pesca statica !!!!
Il pasturatore andrà riempito spesso (5-10 minuti max) alternando anche il suo contenuto tra pasture e larve e valutando un’eventuale sostituzione dello stesso in presenza di cambi d’intensità nella corrente o di vento; spesso ho notato che le persone meno esperte rimangono in attesa a lungo lasciando passare troppo tempo tra un lancio e l’altro come se stessero pescando a fondo in modo classico, questo è un grave errore…la pasturazione corretta e continua è indispensabile.
-La quarta, ma non per questo ultima delle quattro citate…anzi forse la più importante, è ottenere la massima precisione nei lanci cercando di limitare al massimo l’area pasturata che abbiamo stabilito con il primo lancio; prendere dei punti di riferimento sulla sponda opposta, delle ombre di alberi proiettate in acqua, una punta di scogli ecc. aiuta ad orientare e direzionare ogni volta il lancio, in più con altre piccole accortezze (che dirò in seguito) stabilire anche se abbiamo ottenuto la giusta distanza nei lanci seguenti.
Un ultimo consiglio, più che una regola, è quello di perdere cinque minuti prima d’iniziare a pescare, in special modo in un posto che non conosciamo, cercando di capire la conformazione del fondale su cui intendiamo lanciare; montata canna e mulinello, fatto passare il filo negli anelli invece di far subito la montatura attacchiamo sul filo del mulinello un piombo di una ventina di grammi provvisto di girella, lanciamo nella zona in cui intendiamo concentrare la nostra pescata, aspettiamo che tocchi il fondo e recuperando pian piano cerchiamo di capire la conformazione del fondale valutando i movimenti del tip e i rallentamenti nel recupero.
Con un po’ di pratica non sarà difficile “leggere” se ci troviamo di fronte ad un fondale melmoso, sabbioso o ciottoloso; se ci sono banchi di alghe, scalini o buche…. o scogli sommersi con sicuri incagli (…meglio cambiare zona); effettuando qualche lancio a raggera potremmo valutare e stabilire quale sarà la zona migliore dove lanciare e concentrare la nostra pasturazione per tutta la sessione di pesca.

-Un accenno sulle attrezzature da utilizzare nel feeder-fishing credo sia dovuto; descriverò perciò con una panoramica sommaria le canne specifiche, i mulinelli da abbinare, l’accessoristica di base ed una carrellata fotografica dei vari tipi e modelli di pasturatori e delle montature.

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