giovedì 10 aprile 2008

PESCA A BOLOGNESE CON I WADERS

----RINGRAZIO il mio caro amico Roberto (GUERRIERO65) per la sua collaborazione nella creazione di questo articolo, fornendomi foto e disegni...oltre che esser stato l'artefice del mio avvicinamento a questo nuova, almeno per me, impostazione della pesca sportiva molto affascinante e con grandi potenzialità ancora da testare.-----


Questo tipo di pesca in effetti non viene molto praticato né trattato sulle riviste cartacee o siti on-line; pochi sono gli appassionati che ”osano” cimentarsi in questa attività sportiva e che hanno quella passione che li spinge nel provare a catturare qualche preda a poche decine di metri da riva rimanendo a bagno in acqua per un certo periodo di tempo; sicuramente è più facile e meno traumatico restare sul bagnasciuga provando a pescare a fondo senza galleggiante o posizionati su qualche scoglio o antemurale.









Come impostazione di pesca è molto simile a ciò che si svolge nelle acque interne; in quei fiumi dove la poca profondità del corso d’acqua nei pressi delle rive obbliga il pescatore a dover entrare per qualche metro nel fiume per raggiungere, e poter effettuare una passata ed una trattenuta più corretta, quei punti centrali dello stesso dove i pinnuti amano cibarsi. In realtà sulle coste del Lazio, quasi tutte basse e con un gradino di risacca di pochi centimetri, entrare in acqua per una decina di metri è quasi indispensabile per poter raggiungere con il lancio ( e soprattutto con i bigattini usati per la pasturazione) il canalone oltre la prima secca.
E’ un tipo di pesca che presuppone la presenza di un fondale misto sabbia-scoglio o ciottoloso; qualche risultato lo si può ottenere anche dove abbiamo solamente presenza di sabbia ma le specie di prede da insidiare diminuiscono notevolmente così come è difficile individuare i punti di transito dei pesci; il discorso cambia se nei pressi di una spiaggia è presente anche un piccolo sbocco d’acqua dolce, in questo caso la presenza di pesci, a poche decine di metri dalla foce, è assicurata. In altre regioni, che presentano diverse morfologie di fondale sotto riva, questa impostazione di pesca può essere praticata benissimo a piede asciutto; su queste spiagge, che presentano un fondale degradante già a pochi metri da riva, il gradino di risacca che si trova a qualche metro dal bagnasciuga è frequentato, nelle fasi di culmine della marea, da pesci in pascolo e predatori al seguito .....se poi questi momenti di massima attività del pesce coincidono con le prime ore dopo il tramonto del sole o le ore precedenti l’alba, abbiamo molte speranze di riuscire a vedere sparire il nostro galleggiante.
Su queste coste è molto più semplice organizzarsi per la battuta di pesca e la sistemazione dell’attrezzatura ma, come tipo d’impostazione è molto simile a quella praticata a “mollo”....a parte il fatto (...che non è di poco conto) per cui non è indispensabile acquistare ed indossare i waders per entrare in acqua.
I pesci a cui sarà rivolta principalmente la nostra attenzione sono le orate e le spigole quasi mai di enormi dimensioni, anche se la sorpresa è sempre dietro l’angolo. Anche altri pesci possono essere insidiati, negli opportuni periodi e con questa tipologia di pesca, come le mormore, le lecce stella, le aguglie, le occhiate ed i saraghi....i saraghi (...per saraghi non intendo certo le “medagliette” da 100 gr. ma quelli con i denti ingialliti dalla vecchiaia) li ho lasciati per ultimi perché principalmente questa pesca, in virtù del fatto che si svolge in acqua e ci trova immersi sino alla cintola, presuppone mare calmo o poco mosso e di norma i saraghi di taglia in queste condizioni di mare è difficile che si avventurino nel sottocosta.... se lo fanno ciò accade principalmente nelle ore notturne o nei periodi di cambio di luce (alba e crepuscolo);

solamente con mare in scaduta, che però risulti affrontabile con i waders senza esporci a pericoli inopportuni, potremmo incontrare i saraghi di media pezzatura a pascolo anche nelle ore diurne. Come ho accennato poco prima le condizioni meteomarine sono importanti sia per una corretta azione di pesca sia per evitare pericolosi bagni fuori programma; per questo motivo i periodi migliori per poter affrontare il mare con i waders sono quelli che vanno dalla primavera inoltrata (Aprile-Maggio) sino ad inizio autunno (Ottobre -Novembre). Da tener sempre presente che nel periodo estivo vanno considerati gli orari in cui vige quel diritto sacrosanto alla balneazione dei turisti, non solo per evitare le pesanti sanzioni dovute al divieto di esercitare la pesca sportiva nella fascia oraria consentita per i bagnanti, ma soprattutto per evitare di creare situazioni di pericolo a chi, giustamente, pretende il diritto di recarsi in spiaggia a prendere il sole e di fare il bagno in tutta tranquillità, senza incorrere nella non remota possibilità di essere agganciato da un amo.Di norma dal 1 maggio sino al 30 settembre si può esercitare la pesca da riva dalle 19.00 (o 20.00 a secondo delle disposizioni della C.P.) fino alle 08.00 del mattino; questi orari comprendono le due situazioni a noi più congeniali: le ore che precedono l’alba sino alle 08.00 e le ore prossime al tramonto sino a notte inoltrata.

L’attrezzatura, in genere utilizzata in questo tipo di pesca, è facilmente intuibile che debba essere ridotta al minimo indispensabile; come canne in genere si utilizzano delle adeguate (6-7 metri) e leggere bolognesi ad azione semi-parabolica abbinate a mulinelli adatti ad un loro corretto bilanciamento (dovremmo per forza tenerle in mano....) ed imbobinati con un buon 0.14-0.16....meglio sarebbe poter disporre di bolo telescopiche con anellatura adattata tipo “pesca all’inglese”, per un miglior scorrimento del filo nel lancio. Anche le classiche match-rod vengono spesso utilizzate; anche se una lunghezza maggiore degli attrezzi nelle nostre mani (6-7 metri) ci consente di riuscire a tenere il filo molto più alto rispetto alla sempre presente ondina di risacca che altrimenti, agendo sul monofilo, farebbe compiere dei movimenti innaturali al nostro galleggiante. La ridotta minuteria di ricambio, và posizionata nei gilet multi tasche di tipo classico....anzi meglio sarebbe l’utilizzo di giberne impermeabili o gilet corti ( tipo pesca a mosca ) vista la possibilità di schizzi d’acqua dovuti alla nostra presenza nell’elemento liquido immersi sino alla vita. Un corto guadino (tipo quelli a scatto utilizzati per la trota-torrente) attaccato ad uno dei ganci del nostro gilet può essere molto utile nel caso di catture di taglia. La sacchetta con i nostri bigattini al collo, una buona fionda in tasca e.....siamo pronti per entrare in acqua e pescare.E chiaro che nel 90% dei casi ci troveremo ad operare su dei fondali con altezze comprese tra 1 e 3 metri e con condizioni quasi sempre di mare poco mosso e corrente moderata o quasi assente; in queste situazioni la nostra lenza dovrà essere la più leggera possibile per far calare la nostra esca in modo naturale; per questo spesso si usano posizionare, su quel breve tratto di lenza, pochi e piccoli pallini.....in alcuni casi nessuno!!! Ma dobbiamo anche tener conto che queste spallinate di pochi decimi di grammo, abbinati ad un galleggiante classico di 0.50 grammi, mal si adattano per essere lanciati ad una certa distanza da noi in modo tale da raggiungere la zona di pascolo oltre il gradino della prima secca.
Proprio per questo vengono spesso utilizzati dei waggler piombati (dai 3 ai 6 grammi) in penna di pavone (straight) adatti per il montaggio della starlight in caso di utilizzo notturno; ottimi sono quelli che hanno la piombatura a dischi asportabili in modo da poter variare il numero di pallini pinzabili sulla lenza nelle varie situazioni marine e di corrente che dovessero capitarci.
Alcune volte però ci potremmo trovare a dover affrontare un mare formato e con presenza di una discreta corrente, in queste situazioni i nostri straight in penna di pavone risulterebbero inadatti e molto difficili da gestire; si dovranno perciò utilizzare dei galleggianti classici con forma adatta (pera o goccia rovesciata) per questo tipo di condizione e con deriva in metallo ma....modificati ad hoc. Basterà infatti inserire, sulla deriva in metallo del tappo, una torpille allargando il suo foro o avvolgere sulla deriva stessa del sottile filo fusibile di piombo ( e bloccare il tutto con una goccia d’attack) per circa il 70-80% del suo peso portante ( per esempio: per un galleggiante da 4 grammi inserire una torpille di 3 grammi o avvolgere una quantità simile di filo fusibile). Avremo così un galleggiante adatto alle condizioni del mare, sensibile e già in gran parte piombato che ci consentirà dei lanci abbastanza lunghi ( ma sempre a tiro gittata della nostra fionda....aspetto importante!!) ed al contempo ci permetterà di ridurre al minimo indispensabile, per una corretta presentazione della nostra esca, la piombatura attiva sulla lenza; dovremmo solo prestare massima attenzione nel lancio e trattenere la fuoriuscita del monofilo dal mulinello un attimo prima che il galleggiante tocchi la superficie dell’acqua in modo da far distendere la lenza ed il nostro finale così da evitare degli accavallamenti ed improduttivi grovigli del finale.
Come avrete intuito le condizioni che potremmo trovarci ad affrontare sono molteplici, così come molteplici saranno le possibilità di realizzazione delle nostre lenze: potremmo pescare a galla ed in leggera calata con totale assenza di piombatura, staccati dal fondo in presenza di scogli insidiosi, con spallinate aperte o concentrate, a stretto contatto con lo stesso e con parte del finale, in alcuni casi, poggiato sul fondale misto o sabbioso specialmente in presenza di sparidi o mormore ecc. ecc. L’utilizzo della giusta numerazione degli ami e del diametro dei finali andrà sempre valutata tenendo conto sia della taglia che della specie di prede presenti o che vogliamo insidiare: ami piccolissimi (18-20) e finali sottilissimi (0.08-0.10) anche in fluorocarbon in condizioni di acqua trasparente per pesca a galla o in calata alla spigola; mentre in caso di pesca a contatto col fondo, rivolta alla cattura di orate per esempio, l’utilizzo di un amo a filo più robusto e di misura leggermente maggiore (14-16) e qualche decimo in più di diametro sul finale (0.12-0.14) sono opportuni e consigliati. Come al solito importantissima è soprattutto la fase di pasturazione che avverrà con sfiondate di bigattini sfusi in minime quantità ma effettuate spesso ed a brevi intervalli di tempo. Sempre da valutare sul posto ( in relazione della profondità, del moto ondoso e della corrente) la giusta distanza su cui concentrare la pasturazione......in presenza di mare calmo e di leggera corrente la cosa migliore sarebbe sfiondare alla distanza che riteniamo opportuna poi lanciare immediatamente, oltre quel punto che abbiamo memorizzato, il nostro galleggiante innescato e recuperarlo verso il luogo di discesa dei bigattini lanciati con la fionda in modo tale da far sì che anche il nostro/i bigattini innescati sull’amo affondino lentamente confondendosi insieme agli altri.

Nessun commento: