mercoledì 9 aprile 2008

IL FEEDER FISHING: parte V°, applicazioni in mare

APPLICAZIONI NELLA PESCA IN MARE

La pesca col pasturatore, come abbiamo visto, è nata in Inghilterra per la pesca a fondo nelle acque interne; la sua diffusione in Europa ha portato questa tecnica, di facile applicazione e che permette di ottenere dei buoni risultati in molteplici situazioni, a sviluppi e adeguamenti per adattarla alle diverse condizioni di pesca, sia in acque interne ed in parte anche nell’ambiente marino.
In parte, perché questa tecnica ha un suo limite difficilmente superabile con qualsiasi accorgimento; ancor di più, rispetto a tutte le altre tecniche che si svolgono a stretto contatto col il fondale, il feeder-fishing per esprimere al meglio le sue potenzialità và utilizzato solamente in presenza di un fondale “pulito” e privo di asperità e possibili incagli sul fondo.
Lanciare un pasturatore da una scogliera naturale con il fondale antistante irto di scogli e massi sarebbe improduttivo e deleterio sia per il risultato finale della pescata sia per le nostre tasche, visto il costo di ogni pasturatore. Anche quando il fondale, pur privo di asperità, presentasse però fitti banchi di alghe o poseidonie l’utilizzo di questa tecnica non è consigliato, il pasturatore scomparirebbe al di sotto delle piante acquatiche nascondendo pastura ed esca alla visibilità delle possibili prede compromettendo la fase principale e fondamentale della tecnica che è la corretta pasturazione.
Tre luoghi sono ideali per l’utilizzo del pasturatore a fondo in mare: i porti (grandi e piccoli), le foci (fiumi e canali), e le scogliere artificiali poste a protezione di rive o di moli che presentino un fondale antistante sabbioso o ciottoloso.
In questi luoghi il feeder fishing può essere utilizzato sia in maniera alternativa che complementare ad altre tecniche di pesca come quelle con lenza sostenuta da galleggiante.
Alternativa semplicemente per preferenza soggettiva, perché qualcuno può trovare più o meno soddisfazione nell’uso di una tecnica rispetto ad un’altra.
Complementare invece perché in alcune situazioni la pesca a fondo con il pasturatore permette di poter pescare, ed al contempo pasturare correttamente, dove con altre tecniche risulterebbe impossibile o difficilissimo farlo.
Pensiamo a situazioni di pesca in porti profondi ed a lunga distanza dove arrivare “leggeri” con galleggianti in lenza risulta difficile, ancor di più risulta difficile effettuare una corretta pasturazione a fionda; oppure in presenza di larghe foci con correnti moderate dove riuscire a pescare a centro fiume, effettuando una corretta azione di pesca e di pasturazione, risulterebbe molto complicato anche utilizzando le più lunghe bolognesi possibili.
L’impostazione di pesca in questi ambienti non si discosta molto da quella nelle acque interne: acqua corrente-canna alta, acqua ferma-canna bassa.
Sui moli di un canale o di una foce l’altezza a cui già ci troviamo rispetto alla superficie dell’acqua ci aiuta molto a mantenere meno quantità di filo possibile sotto la spinta della corrente, quindi potremmo tranquillamente tenere la canna anche parallela al terreno.
Un po’ più complicata è invece la corretta impostazione dai moli di un porto; anche qui la distanza dall’acqua può essere notevole ed in presenza di vento il filo offrirà una maggiore superficie; anche il posizionamento della canna obliqua al terreno risulterà un po’ difficile non potendo utilizzare i picchetti da terreno classici, quindi dovremmo applicare alla sedia o al panchetto quei bracci snodabili già citati ( foto n° 3 ) oppure, aguzzando l’ingegno e la nostra capacità d’adattamento, trovare valide soluzioni alternative….come potrebbe essere quella da me proposta in foto: piccola struttura in metallo, ma pesante e stabile, per due canne con bracci ripiegabili per un trasporto ottimale e con reggicanna a V tipici avvitabili.











L’utilizzo corretto nella pesca con il feeder, in acque interne ed anche in mare, prevede l’uso di una sola canna per essere sempre pronti a rispondere al minimo accenno di movimento del quiver tip quando ci troviamo al cospetto di pesci scaltri e diffidenti (spigole e muggini) ma se la nostra battuta di pesca si svolgesse in acque ferme (in porto), e si rivolgesse soprattutto alla cattura di sparidi come l’orata, la cui abboccata è molto “diretta”, posizionare un paio di canne ci potrebbe aiutare nell’avere più possibilità e nell’esplorare e pasturare più zone; importante sarà sempre mantenere attiva la pasturazione con riempimenti continui dei pasturatori.
Tra le tipologie di canne che ho elencato precedentemente una buona “medium” (azione 30-90 grammi), con almeno tre vette in dotazione, è l’attrezzo ideale per l’utilizzo negli spot marini; la sua azione parabolico-progressiva permette il montaggio di finali sottili ed il combattimento con prede anche di buone dimensioni.
I feeder per le zone ideali in mare (porti, foci scogliere artificiali), e per uso prevalente di bigattino da caricare al loro interno, si possono ridurre per semplificare la scelta a 4-5 modelli di base con le loro diverse grammature di piombo tra cui poter scegliere la più adatta in quel dato momento; tre modelli validi in presenza di acqua ferma o con poca corrente ed un paio per la pesca in foce.
I “feeder link” ed i “carp feeder” della Drennan (nati per la pesca nei “carpodromi”) sono molto simili per struttura e funzione; entrambi hanno il piombo interscambiabile (mediante piccolo aggancio) tra i modelli di dimensioni diverse così da poter scegliere il miglior abbinamento grandezza-peso.
Il loro assetto nel lancio è perfetto, aiutandoci nella precisione e nelle lunghe gittate; sono ottimi in situazioni d’acqua ferme o poco corrente ed hanno la prerogativa, data dalla disposizione del piombo posto ad un loro estremo, di mantenere una posizione verticale sul fondo consentendo un rilascio a pioggia dei bigattini; questa loro disposizione verticale, o obliqua, li rende perfetti per quel fondale soffice e melmoso che possiamo incontrare nei porti; al contrario di altri pasturatori piatti che affonderebbero nella melma e nel fango, questi feeder garantiscono una sicura e accertata pasturazione.
La differenza tra i due, a parte la compattezza nel volume, la fanno i diametri dei fori d’uscita; nel carp feeder sono molto più grandi per una fuoriuscita più veloce delle larve, situazione valida specialmente nei periodi freddi dove la mobilità dei bigattini si riduce sensibilmente. Altro pasturatore valido da usare nei porti con fondale sabbioso e duro ed in presenza di leggera corrente sono gli “oval block-end” della drennan nelle misure più piccole (small e, a volte medium), che hanno il piombo a lamina da ¾ di OZ (un oz equivale a circa 28 grammi), circa 21 grammi, a 1½ oz, 42 grammi.
In foce ed in corrente sono invece ampiamente utilizzati, per la loro conformazione piatta, sempre gli oval block-end ma nelle misure “medium e large” dotati di piombi di peso maggiore (in genere da 1½ a 2½ oz…da 42 a 70 grammi) ed i “fox finned-feeder”, pasturatori cilindrici con piombo alla base (sempre nel range di peso descritto prima) ma dotati di alette stabilizzatrici utili sia per un corretto e preciso assetto nel lancio che per evitare possibili rotolamenti sul fondo dovuti alla spinta della corrente.
I più conosciuti ed utilizzati sono i primi ma, data la loro conformazione, sono adatti per lanci corti e appoggiati in quanto in volo hanno “sfarfallamenti” che rendono il loro ingresso in acqua impreciso sulla lunga distanza.
Insidiando pesci che rispondono bene a pasture a base di sfarinati, pane o sarde macinate (muggini principalmente ma anche saraghi), allora potremmo utilizzare altri due modelli di pasturatori: i “cage feeder” per riempimento di pasture o pane ammollato ed i “ free flow open-end” della fox nel caso utilizzassimo pasture a base di sarde macinate o sminuzzate (le foto di tutti questi feeder le trovate prima).

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